LETTERA DI MAURIZIO PALLANTE A RENZI

“Illustrissimo signor presidente del Consiglio, ho letto una sintesi del discorso che ha pronunciato il 16 settembre alla Camera e per deformazione professionale sono rimasto colpito dal passaggio in cui ha parlato in termini critici della decrescita felice. So che non si rivolgeva al sottoscritto, che non conta nulla, ma allusivamente a qualcuno che ha un rilevante peso politico e a volte ha parlato di decrescita seppure episodicamente e in modo non approfondito.


Mi stupisce che Lei, così istruito e brillante, continui a confondere il concetto di decrescita col concetto di recessione. Eppure nei libri di economia è scritto chiaramente che una crisi economica come quella che stiamo vivendo da 8 anni, caratterizzata da una diminuzione generalizzata e incontrollata di tutta la produzione di  merci, si chiama recessione . Di decrescita, nei libri di economia non si parla, tutt’ al più si legge la locuzione crescita negativa, come dire, per analogia, che una persona anziana ha una gioventù negativa.

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LA DECRESCITA ENTRA NELLE ISTITUZIONI

Stando fermi con l’automobile in mezzo al traffico, mangiando cibi contaminati con la diossina o lavorando dieci ore al giorno, ci si ammala maggiormente e si consumano più medicine. La salute peggiora e il prodotto interno lordo cresce, ma non aumenta il nostro benessere.

Intanto il Sistema Sanitario Pubblico soffre e rischia il tracollo di fronte ai bisogni di salute crescenti, stretto fra la morsa della crisi da una parte e del vincolo del bilancio dall’altra. Esiste via di uscita da questa impasse? Da che cosa dipende davvero la nostra salute e dove è razionale investire le limitate risorse a disposizione? E’ possibile tutelarla e non compromettere quella delle generazioni future, senza rivedere profondamente l’odierno sistema socio-economico e culturale?

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