Il C.U.P. è l’arcinoto Centro Unico di Prenotazione per le visite sanitarie che saranno prenotate dopo la morte del paziente.
Non è colpa degli operatori, è il Sistema Sanitario Nazionale che è in mano alle lobby della privatizzazione.
Ma questa è un’altra storia. Per ora soffermiamoci sul Centro Prenotazioni che nel Lazio è gestito dalla Cooperativa Sociale Integrata “Capodarco”, da almeno dieci anni, In regime di monopolio di fatto.
Quando chiamate il CUP, vi rispondono i “soci lavoratori” del call center Capodarco che sono una fonte preziosa di informazioni, anche perché sono, in quota, persone svantaggiate e di sanità ne capiscono parecchio, un po’ perché ci combattono per primi, un po’ per l’esperienza che si sono fatti in questi anni.
Non è raro quindi che oltre a cercare di trovarvi il posto con la lista di attesa meno lunga, possano darvi utili consigli di sopravvivenza urbana nella giungla sanitaria laziale.
Ma, se nessuno risponde, o cade la linea, è perché sono stati messi in mobilità, quindi, di “soci” nel call center, ce ne sono pochini.
Ma facciamo una breve premessa:
Le ASL del Lazio si appoggiano ai call center esterni. Appaltati al Terzo Settore.
I call center (quasi tutti Capodarco ma non solo) sono pagati con fondi pubblici, dedicati alla sanità, della Regione.
L’appalto vale ben 90 Milioni di Euro.
Da qui cominciano i guai, come sempre dai soldi.
Guai che coinvolgono almeno tre aspetti:
1) Il discorso della privatizzazione dei servizi per i quali paghiamo le tasse;
2) la commistione fra gara pubblica, criminalità e finanza;
3) le condizioni dei lavoratori.
Nel 2014 parte la gara di rinnovo dell’appalto, che viene annullata a dicembre dello stesso anno.
Spiegare perché è complicato e richiede tutta la nostra attenzione:
Gli attori della parte giudiziaria della vicenda sono tanti, troppi persino per una telenovela. Sono presenti nella storia della capitale da sempre. Per dovere di cronaca, qui di seguito, ve ne elenchiamo solo alcuni, fra quanti sono, o sono stati, sotto indagine e/o sotto processo per turbativa d’asta relativamente all’ultima gara per l’assegnazione del CUP regionale. Il commissariamento è stato necessario per garantire la prosecuzione del servizio che oramai dipende da una realtà esterna al Sistema Sanitario della Regione Lazio.
1) Il presidente e direttore generale della Capodarco Maurizio Marotta, Su cui abbiamo una bella letteratura (link_1; Link_2; Link_3; Link_4; Link_5; Link_6)
2) Il capo ufficio di Gabinetto del presidente della regione Lazio al tempo dei fatti, Nicola Zingaretti Maurizio Venafro recentemente assolto per non aver commesso il fatto
3) il consigliere del PDL in regione Lazio dell’epoca, il già citato Luca Gramazio;
4) il protagonista di mafia capitale Salvatore Buzzi nonché presidente della Coop. “29 giugno” la cooperativa di ex detenuti e detenuti attualmente che gestisce la cura di parte dei giardini di Roma, la pulizia degli argini del Tevere, effettua lo smaltimento dei rifiuti a Roma e in alcuni piccoli comuni del Lazio, ecc…
5) Massimo Carminati quello in affari con Buzzi e in collegamento con Gramazio. Un ex terrorista dei NAR.
L’elenco è lungo, soprattutto perché gli appalti del servizio arrivavano ad un valore di 90 Milioni. Per brevità, abbiamo elencato le persone che più sono state sulla ribalta.
Tra loro, Buzzi in particolare, ha offerto a tutti noi lo spaccato di una democrazia finalmente compiuta, dalle intercettazioni è infatti emerso che: […] i lotti della gara per l’assegnazione del servizio di Recup erano “oggetto di spartizione politica” al 50% tra la maggioranza e la minoranza. […]
Tranne il Movimento 5 Stelle, forza incorruttibile, ovviamente.
La verità, come ci dice l’ANAC, è che nel sistema sanitario italiano tutti i servizi, anche quelli indi-spensabili, sono esternalizzati con la rilevante conseguenza di vedere messa a rischio proprio la tutela del diritto fondamentale alla salute.
E’ stata fatta un’importante interrogazione al governo che non risponde.
Ed è in quest’ultimo paragrafo che si chiude il cerchio tratteggiato nei tre filoni di cui sopra.
Democraticamente, come ci insegna Buzzi, chi ci rimette è la collettività che soccombe tre volte, come contribuenti, con la rapina degli appalti regalati, come utenti per lo scadimento della qualità del servizio e, infine, come lavoratori.